Il precariato è un dramma noto della scuola.
Così, ogni estate, migliaia di docenti attendono l’assegnazione di una cattedra, il che da anni ormai avviene attraverso l’impiego del famigerato “algoritmo ministeriale”, che però… si sbaglia.
Come è noto, le assegnazioni avvengono attraverso i “bollettini”, ovverosia dei turni di chiamata in successione.
Ebbene, nei casi più eclatanti i docenti sono ignorati. Altre volte, l’errore è più sottile ma non meno cocente. Può capitare che in un turno di chiamata l’algoritmo non trova il docente, perché non è possibile – si ripete in quel turno di chiamata – abbinare i posti disponibili con le preferenze espresse dal docente.
Ma quel posto può essere presente nel turno successivo, per molti motivi (una mobilità accettata, un concorso vinto, o semplicemente una tardiva registrazione della cattedra libera). In questo caso l’algoritmo non recupera il docente e assegna la cattedra a un docente in posizione successiva.
Così un docente con un punteggio inferiore ottiene la cattedra desiderata dal docente con un punteggio superiore.
L’unica possibilità di lavoro per il docente scartato rimangono le supplenze brevi. Ci si ritrova a lavorare a singhiozzo, a non ricevere la retribuzione professionale docenti, a rimanere senza servizio a natale perché il docente sostituito rientra solo formalmente, a vivere nella incertezza insomma, pur avendo una montagna di punti.
In diverse occasioni i Tribunali hanno dichiarato la illegittimità della condotta del Ministero che invece di correggere, almeno fino ad adesso, perpetra una ingiustizia.
Ad esempio, nella sentenza 03/12/2024, n. 12479 (che si può leggere qui) il Tribunale di Roma ha appurato che l’attribuzione della supplenza avvenuta per mezzo del sistema informatico predisposto dal Ministero non ha operato in conformità alla normativa in materia (O.M. n. 112 del 6 maggio 2022), la quale disciplina a chiare lettere che la mancata indicazione nella domanda di partecipazione di determinate sedi comporta esclusivamente l’impossibilità per l’aspirante di concorrere per tali sedi non espresse, e non già la rinuncia anche per le sedi espresse.
La docente ha ottenuto, così, non solo il risarcimento del danno cagionato dalla condotta illegittima del Ministero, ma anche l’attribuzione dei punti che, a causa della condotta del Ministero, la stessa non aveva maturato per l’anno scolastico in oggetto.
Come si è detto, il Ministero potrebbe correggere la stortura segnalata – basterebbe infatti correggere l’algoritmo – ma fino a quel momento l’unica strada è l’azione giudiziaria.