Anche i docenti assunti con contratto a tempo determinato hanno diritto alla c.d. “Carta del docente”.
“Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente” è il nome tecnico della cd. “Carta del docente”, il contributo economico per i docenti, pari a € 500 euro per anno scolastico, da spendere per l’aggiornamento professionale (libri, riviste, apparecchiature elettroniche, ingressi nei musei ecc..).
Il Bonus è stato istituto con la legge “buona scuola” (Legge n. 107/2015, Art. 1, comma 121), per i soli docenti di ruolo; sono esclusi i docenti assunti con contratto a tempo determinato.
Basta rifarsi al buon senso per cogliere che si tratta di una inaccettabile (e purtroppo non l’unica) discriminazione a carico dei precari.
Fortunatamente anche l’ordinamento segue il buon senso.
La Corte di Giustizia Europea ed il Consiglio di Stato con due recenti pronunce hanno confermato che tale limitazione è fortemente discriminatoria e contraria sia alla Costituzione Italiana che alla Clausola 4 della Direttiva n° 1999/70/CE e deve quindi essere disapplicata dal Giudice con diritto dei lavoratori al detto beneficio anche per gli anni di precariato.
Il Consiglio di Stato (Sentenza n. 1842/2022 del 16/03/2022) è stato chiarissimo: «È a carico dell’Amministrazione l’obbligo di fornire a tutto il personale docente, senza alcuna distinzione tra docenti a tempo indeterminato e a tempo determinato, “strumenti, risorse e opportunità che garantiscano la formazione in servizio” (così il comma 1 dell’art. 63 cit.). E non vi è dubbio che tra tali strumenti possa (e anzi debba) essere compresa la Carta del docente, di tal ché si può per tal via affermare che di essa sono destinatari anche i docenti a tempo determinato […]”
La Corte di Giustizia Europea, con l’ancor più recente Ordinanza del 18.5.2022, ha affermato che l’esclusione dal bonus in questione per il personale assunto con contratto a tempo determinato, si pone in contrasto con la clausola 4 dell’Accordo quadro sul lavoro a tempo determinato del 18 marzo 1999 allegato alla Direttiva n° 1999/70/CE che vieta la discriminazione del personale precario.
Sembra che anche i Tribunali si stiano lentamente adeguando all’orientamento citato (vedi ad esempio Tribunale di Marsala del 15.11.2022).
In un Paese Normale interverrebbe una correzione della normativa, anche per evitare un inutile affaticamento del sistema giudiziario.
Ma senza questo, non resta che rivolgersi ai Tribunali.
Avv.ti Martina De Petra e Bartolo Mancuso