La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26246 del 6 settembre 2022, aderendo ad un orientamento che si andava affermando presso le corti di merito, ha affermato un importante principio in materia di prescrizione.
La prescrizione è l’estinzione di un diritto di credito conseguente al suo mancato esercizio per un determinato periodo di tempo. In generale, i crediti di lavoro si prescrivono entro 5 anni. È un principio fondamentale che impedisce a chi ha un debito di trovarsi in una condizione di incertezza per un numero eccessivo di anni.
Ma da sempre la giurisprudenza tiene conto delle peculiarità del rapporto di lavoro, dove il lavoratore può legittimamente avere timore nel far valere il proprio credito.
Infatti già la Corte costituzionale negli anni 60 (Corte cost. n. 63/1966, Corte cost. n. 143/1969), aveva stabilito la sospensione del termine di decorrenza della prescrizione nel corso del rapporto di lavoro.
In altri termini, un lavoratore, concluso il rapporto, poteva legittimamente chiedere i propri crediti anche per un tempo superiore ai cinque anni precedenti.
Dopo l’introduzione, nel 1970, dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che ha previsto per la prima volta, e con riferimento alle sole aziende che occupano oltre 15 dipendenti, il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro del lavoratore licenziato illegittimamente, la giurisprudenza ha considerato che il lavoratore aumentava notevolmente la propria forza nel rapporto e che quindi poteva non temere di rivendicare i propri diritti di credito nel corso del rapporto.
Così, per circa 50 anni, è stato pacifico che i lavoratori delle grandi aziende, se non si attivavano per tempo, potevano rivendicare i propri diritti di credito solo per i 5 anni precedenti.
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Adesso, la Corte di Cassazione realizza una rivoluzione, prendendo atto di un importante modifica normativa.
Infatti, la legge n. 92/2012, ha modificato l’art. 18 dello statuto dei lavoratori, riducendo le ipotesi di reintegrazione.
La Corte di Cassazione, prende atto di tale riduzione di tutela, considerando, per così dire, comprensibile il timore del lavoratore delle grandi aziende di agire per la tutela di propri diritti di credito.
Pertanto, la Corte di Cassazione ha previsto che, per tutti i diritti esistenti al luglio 2012, il termine di prescrizione sia sospeso durante il rapporto di lavoro.
Di conseguenza, i lavoratori delle grandi aziende possono rivendicare tutti i diritti di credito a partire dal 2007 (5 anni a ritroso dal 2012).
Voglio essere ancora più pratico: prima di questo orientamento, un lavoratore che nel 2022 rivendicasse dei crediti, avrebbe potuto richiederli fino al 2017, adesso, fino al 2007. Dieci anni in più!!!